Il pianino fu inventato nel
1700 da un modenese, Giovanni Barberi. Il cilindro del pianino, o organetto,
funzionava in maniera molto simile al cilindro di un carillon, quando ruotava
su se stesso le sue punte rialzate determinavano la vibrazione di piccole leve
e il movimento delle corde ad esse collegate producendo le più varie melodie.
Il pianino ebbe il suo
splendore a Napoli.Trainato
da un cavallo o spinto dallo stesso suonatore, scandiva lo scorrere della vita
di una folcloristica Napoli. La gente gli si affollava intorno richiamata dalle
melodie che si diffondevano tra i vicoli, acquistava per tre soldi le “copielle”
e si univa al canto.
Napoli divenne la capitale dei
pianini e il suonatore non fu mai considerato “questuante” ma “venditore” di
musica, ed era tenuto in massima stima da autori ed editori, per la
preziosissima collaborazione divulgativa che compiva.
Il declino dei pianini
ambulanti iniziò esattamente nel mese di maggio del 1938 quando il famoso
suonatore del rione Ponti Rossi, Carluccio ‘o Calamaio, commise l’imprudenza di
inserire nel suo bellissimo pianino un rullo con l’inno di Garibaldi proprio
mentre Hitler visitava Napoli, il 3 maggio di quell’anno.
Sospettato di antinazismo, Carluccio ‘o Calamaio fu arrestato e, solo il provvidenziale
intervento di un grande avvocato Nino Talarico, gli evitò un processo e altre
gravi conseguenze.
Durante la seconda guerra
mondiale, un incendio distrusse il deposito in Via Foria, ove si trovavano più
di cento pianini. Qualche tempo dopo Raffaele Esposito Sansone, un lungimirante
commerciante napoletano, apprese che alla periferia di Pavia un certo signore
Fabio Bonino, svendeva ben centodieci pianini a milleseicento lire ciascuno. Il
commerciante affittò un camion e partì. Dopo più di una settimana fece ritorno
a Napoli. Aveva concluso l’acquisto di tutti i centodieci pianini che poi
riuscì a vendere a undicimila lire ciascuno.
L’ultimo suonatore di pianini a
Napoli fu Ciro Pantolese, il quale, all’età di ottantadue anni nel 1959 ,
dovette smettere la sua attività perché a Napoli non c’erano più fabbricanti di
rulli.
In quel periodo esistevano a
Napoli solo ventuno suonatori ambulanti, troppo pochi per consentire all’unico
incisore di rulli rimasto in città, Pasquale Barbato, di provvedere a se stesso,
alla moglie e sei figli.
Pasquale Barbato, nato il 29
giugno a Napoli del 1915, è rimasto nella storia del costume locale. Ma nel
1959 si trasferì a Milano e di pianini, a Napoli, non si sentì più parlare.
Il pianoforte con le sue forme sinuose, coperto damanifestinidi
spettacoli teatrali, vedute romantichedi Napoli, spartiti e poster dei
cantanti dell’epoca, e fermato sul carretto,
assicurato con occhielli metallici e
cordeannodate. Il carretto termina con due lunghi manici per il trasporto. L’esemplare
è impreziosito da un carillon… che,
in questa occasione,non ripropone le musiche più belle della
tradizione Napoletana…ma……bisogna ascoltarla.20 giorni ho impiegato per realizzare quest’opera costruita
durante la degenza causata dall’intervento di ernia inguinale subita il 20
giugno 2012